Pare che l'amore, quello vero, quello da pugni nello stomaco, da mani alla gola che ti sbattono contro un muro facendoti soffocare nella bellezza della malinconia, quello che assomiglia a "ridere nel pianto", per restare tale debba rimanere incompiuto. Quando invece l'amore funziona, col tempo si trasforma in affetto, in routine, in "ti amo" detti per ricordarselo. L'irrazionale diventa ragionamento. Il dolore diventa stabilità, la passione spesso resta muta come un pesce morto in un acquario comprato coi saldi da Mondo Convenienza, per riempire quello spazio vuoto sotto le foto di coppia in cornici Ikea. 
Spesso invece preferiamo affogare col sorriso ebete nell'acquitrino dei sentimenti sprecati, sotto le foto della coppia che poteva essere e non sarà. Ma le foto sono dei noodi in cornici di lacrime. Noi balleremo spinti dal vero amore, quello che tortura e ci spreme la mente come una garrota, quello che ci manda sottoterra come una carota, quello che non sarà celebrato nel giorno di San Valentino, Mastrota (doveva finire con la rima).
 
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